La Recensione Di
Dark Souls

Il potere delle anime, l'oscurità presente nell'essere umano. La morte non è la fine. Non morti, questa è Lordran.


Pro


Level design Fondatore di un genere Libertà totale al giocatore

Contro


Difficoltà per i novizi Problemi tecnici in alcune aree
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Ci sono titoli, nella storia videoludica moderna, che si sono affermati come capostipiti di un genere, producendo negli anni successivi alla loro uscita una catena di emulazione talmente profonda da essere definita con il suffisso “like”. Uno degli esempi più eclatanti di questo fenomeno è il flusso dei “Soulslike”, ispirati proprio al titolo di From Software del 2011: Dark Souls. Un successo mondiale, confermato dalle copie vendute (oltre 5 milioni), frutto di un processo creativo che l’ha reso culmine dell’espressione artistica del suo ideatore principale: Hidetaka Miyazaki, soprannominato dagli appassionati “Il Maestro”. Un processo non casuale, iniziato tre anni prima (2008) con l’uscita di Demon’s Souls, una sorta di predecessore per idee e meccaniche del mondo Souls stesso. Un titolo di una validità tale da meritare un remake al lancio di PS5, che rende l’iconicità di Dark Souls ancora più rilevante. Il successo della creatura di From Software è legato ad un numero di fattori che si è andato moltiplicando nel corso degli anni, arrivando al culmine con la sua Remastered, uscita nel 2019, che ha corretto molti difetti presenti nella versione originale. Il titolo è autoconclusivo a livello di trama, nonostante l’onda di successo abbia generato due seguiti, rendendo di fatto la saga una trilogia: parliamo di Dark Souls 2 e Dark Souls 3, usciti rispettivamente nel 2014 e nel 2017.

Siamo soli in un mondo che ci rigetta

La base di tutto il mondo di gioco e della trama stessa è La Fiamma, vera forza veicolante dell’universo Souls, che trasforma un mondo amorfo in una realtà con la Diversità al centro del cambiamento. Grazie ad essa, per la prima volta, si distinguono Luce e Oscurità.

“And then, they came”.

E poi arrivarono loro: i Non Morti. Ci risvegliamo così, da “non morti”, in una prigione abbandonata, nella prima esperienza a Lordran, la terra del Fuoco. Sappiamo poco del nostro destino o del compito che ci porta in quella cella, la storia ci viene narrata nell’introduzione e veniamo a conoscenza di una guerra fra i Draghi e i Lord, i cui nomi sono presentati come i capostipiti dell’Era del Fuoco. Nito, il primo dei morti, La Strega di Izalith insieme alle sue figlie del Caos e Gwyn, con la sua armata di cavalieri. Grazie al tradimento di Seath il Senzascaglie, i Lord riescono a sconfiggere i Draghi, portando il loro dominio incontrastato su Lordran. Presto, però, il Fuoco svanirà. Toccherà a noi impedire l’avanzata dell’Oscurità?

 

Non era meglio una GoPro?

Il comparto grafico del titolo ha diversi difetti nella sua versione originale, è di primo livello invece nella Remastered. Sono celebri le problematiche legate alla telecamera che penalizza il giocatore in moltissimi momenti della sua avventura, questione mai risolta. Diverse parti di gameplay, infatti, risultano particolarmente ostiche a causa della funzionalità sviluppata in questo modo da From, portata avanti anche negli altri titoli della serie. Nel 2011 le idee erano rivoluzionarie in diversi ambiti, come il level design profondissimo e capace di caricare e mostrare aree lontane per far capire al giocatore i collegamenti di una mappa totalmente esplorabile. From si è dovuta scontrare con i limiti della generazione del tempo, con vere e proprie rinunce grafiche e concessioni (di sfondo, come la lava brillantissima), per poter portare nelle case dei videogiocatori un titolo che facesse risaltare le qualità del lavoro prodotto nel campo creativo. I problemi tecnici non mancano, come il calo di FPS in alcune zone del gioco che nella versione originale rendeva quasi ingiocabile una piccola parte dell’avventura, diversi bug e geodata “simpatici” che aggiungevano difficoltà all’ignaro possessore del gioco.

Il primo DLC venne chiamato “PREPARE TO DIE”, chissà perché?!

Quest’ultimo aspetto, la difficoltà, è stato discusso per anni, fino alla Remastered. Con l’arrivo nel 2019 di una versione per console della generazione successiva si sono risolti tutti i problemi tecnici e grafici riscontrati in precedenza, aumentando notevolmente la quality of life del giocatore, lasciando spazio alla vera difficoltà pensata in fase di sviluppo. Le lamentele sono piovute negli anni, con molte persone che rimproveravano a From una difficoltà eccessiva, un gameplay poco chiaro sugli obbiettivi e una mancanza di giustizia nei combattimenti. Con la creazione della community internazionale, lo scambio di segreti e consigli, le lamentele si sono praticamente azzerate lasciando spazio ad applausi per meccaniche rivoluzionarie e soddisfacenti per il giocatore. L’avvento di internet e YouTube in tutte le case come strumento imprescindibile ha permesso di godere di tutte le idee di From, messe in pratica anni prima e scoperte nel tempo. Aree segrete, muri illusori che nascondono percorsi, oggetti con uno specifico utilizzo e diverse incognite di gameplay che vengono facilmente svelate con una ricerca sul web. Con la creazione delle “Wiki” si è portata la community al livello successivo, con una possibilità totale per chiunque di fruire del titolo al massimo del potenziale. Meccaniche nascoste come il Mondo Dipinto hanno visto la luce, facendo finalmente decollare la considerazione del gioco a livello mondiale. Menzione d’onore per il comparto sonoro, con delle vere e proprie perle che fanno da contorno ad un’avventura epica. Motoi Sakuraba e Yuta Kitamura hanno creato dei capolavori che hanno ricevuto elogi continui dalla critica e dai giocatori.

Perché così rivoluzionario?

Il gameplay è degno della qualità sonora che lo accompagna, con incredibili novità che nel 2021 sono ancora all’avanguardia. Il level design è semplicemente perfetto, con aree interconnesse e raggiungibili tramite scorciatoie studiate per far esplorare ogni angolo della mappa, falò piazzati strategicamente che ti permettono di far respawnare i nemici della zona, oltre a ricaricare le risorse curative. Queste ultime sono innovative, fresche e incredibilmente semplici: delle fiaschette che riempiono parzialmente la barra della vita, potenziabili e con la possibilità di aumentarne il numero tramite sacrifici di altre risorse. Le barre in HUD sono due: la vita e la stamina, rispettivamente rossa e verde. Entrambe fanno parte delle caratteristiche migliorabili del personaggio, che rendono Dark Souls il più classico dei JRPG. Le caratteristiche sono in totale 8, ognuna con le sue particolarità e vantaggi, migliorabili tramite le anime fornite da ogni nemico che si sconfigge. L’equipaggiamento è da scegliere fra le centinaia di armi, set e anelli a disposizione nel gioco, ognuno con delle qualità difensive e offensive proprie, oltre ad una descrizione dettagliata che ne narra la storia e la provenienza. Tutto quello che si vede indossato o in mano ai nemici è utilizzabile, è presente nel gioco come equipaggiamento, basta trovarlo. La meccanica dell’online è basata su dei consumabili, le umanità, che possono essere offerte al falò per aprire il proprio mondo alla coop e alle invasioni, entrambe possibili anche tramite segno da mettere a terra con appositi oggetti. La presenza dei Patti rende il PvP fresco anche ad anni di distanza, con intere fazioni che si scontrano, ognuna con il credo che la contraddistingue. C’è poi la possibilità di evocare NPC per aiutare i giocatori privi di internet, oltre a fornire delle quest, ormai diventate storiche come quelle di Solaire e di Siegmeyer. L’avventura inizia scegliendo una classe iniziale e un dono di partenza, rendendo l’esperienza godibile in molte sfumature, compresa quella del NG+, idea che ormai molti giochi hanno implementato con la difficoltà progressiva. Nella Remastered è incluso il DLC, una storia ambientata nel passato che fornisce risposte importantissime a livello di trama e grandi sfide di gameplay. E infine c’è il Nano Furtivo, così spesso dimenticato..

Il mio pensiero?

In conclusione, Dark Souls è un capolavoro sotto molti aspetti, è stato il primo platino della mia carriera videoludica e non posso che definirlo un gioco storico, con il quale saranno paragonati tutti i titoli che si ispireranno al genere. Per la sua longevità e la sua estrema qualità merita un 9.5/10, che non è punteggio pieno a causa delle problematiche nelle prime versioni, seppur uscite nel 2011.