La Recensione Di
Tunic

Una volpe si risveglia su una spiaggia. Chi è? Dov'è finita? Qual'è il suo scopo? Perchè tutti la vogliono morta? Scopriamolo...


Pro


Grafica molto pulita e una buona cura dei dettagli Ottimo livello di sfida Deliziosa colonna sonora

Contro


Se poco attenti è facile rimanere bloccati Scoprire tutti i segreti senza aiuti esterni è follia
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Premessa

Guardando i titoli di coda di titoli mastodontici che non riguardano solo le grandi produzioni tripla AAA ma anche altre opere multimediali dei nostri tempi, film o serie tv, ci si ritrova a fissare per minuti interminabili valanghe di nomi che stanno a certificare l’enorme quantità di persone che hanno lavorato a un opera.

Qualche mese fa provai a quantificare il personale dietro ad un titolo come Zelda TOTK arrivando a perdere il conto di fronte a un'opera che superava il migliaio di persone tra quelle che ci avevano preso parte nei vari settori produttivi.

Quando poi ti trovi davanti ai crediti di Tunic, un “giochino” indie uscito nel 2022 e scoprì che praticamente è un titolo pensato e creato da una sola persona, beh non sai davvero che cosa pensare se non che Andrew Shouldice è un genio.

A essere onesti altre persone hanno aiutato Andrew a completare il titolo per un team che al completo copriva al massimo 4-5 figure; in ogni caso qualcosa di incredibile.

Storia

Il gioco inizia con una volpe antropomorfa che si risveglia sulla riva, senza oggetti e indizi su cosa bisogna fare e come interagire con l’ambiente circostante.

Proprio la mancanza di un tutorial e di dialoghi, con cartelli scritti in una lingua indecifrabile, mettono il giocatore di fronte ad un titolo dall'impatto non semplice. Trovarsi in questo modo “buttati nella mischia” potrebbe portare i giocatori ad abbandonare l’avventura anzitempo; madornale errore da non fare. 

Dare il tempo al titolo di ingranare farà sì che anche il più scettico dei giocatori si trovi di fronte a una soffitta piena di oggetti da scoprire, di enigmi da risolvere e di scontri all’ultimo respiro. Con una visuale dall’alto il titolo pubblicato da Finji mette in campo un action-adventure di stampo molto semplice che si rifà ai primi Zelda pubblicati dalla grande N, il tutto con una grafica molta pulita, colorata e una colonna sonora deliziosa

Conclusione 

Insomma un titolo da giocare e da non farsi sfuggire. Consigliato! Per quanto riguarda la recensione è tutto e quindi vi saluto e alla prossima. 

Potremmo anche finire così senza dire altro non c’è motivo per farlo, per rovinare l’esperienza del giocatore di fronte alla scoperta, quindi invito tutti a smettere di leggere e giocare la prima e forse ultima opera del signor Shouldice.

 


 

Per tutti gli altri che invece vogliono dei chiari motivi per scegliere di giocare questa piccola produzione in mezzo alla moltitudine di titoli che offre il panorama videoludico oggigiorno, vi invito a continuare la lettura per scoprire il punto fondamentale intorno al quale ruota la produzione; Per farlo dobbiamo però fare un'altra premessa.

RI-Premessa 

Facciamo un salto indietro diciamo di venti, ma anche trent’anni. Il mondo del media che ci piace tanto era molto diverso per certi versi più semplice, in parte più curato, ma con meccaniche meno rifinite. C’erano meno informazioni, meno notizie ed approfondimenti ma anche meno bugie e i titoli al lancio erano e restavano così per sempre. Non c’erano patch del Day One e all’uscita gli sviluppatori si giocavano tutto, quindi era fondamentale non sbagliare. Ma c’era anche un’ altra cosa che ai giorni nostri è ahimè scomparsa, una cosa che spesso e volentieri veniva sfogliata e buttata, alle volte nemmeno notata: il manuale di istruzioni.

Pagine in cui veniva spiegato al consumatore, nelle lingue più comuni, come doveva utilizzare il prodotto, i comandi di base e qualche info extra. Manuali che in alcuni titoli erano delle vere e proprie guide da tenersi vicino durante le partite per scovare segreti, approfondire le dinamiche di gioco e rifarsi gli occhi di fronte ad illustrazioni di pregevole fattura.

Alla fine ogni sviluppatore o meglio il publisher decideva come creare questo tripudio di informazioni da cui far attingere il consumatore; ma in ogni caso il manuale era e restava presente.


 

Oggigiorno non esiste più! Sarebbe uno spreco di carta, nessuno compra più il fisico, tutte le info sono online, chi ha tempo per leggere i comandi quando ci sono comodi tutorial in game, che spiegano per filo e per segno come affrontare il gioco che abbiamo appena acquistato. 

Qui viene il bello delle produzioni Indie. Le uniche che possono permettersi di osare senza rischiare di schiantarsi al suolo o se proprio devono fallire almeno il danno dovrebbe essere relativo e non alzare certo un polverone. Il bello però è quando riescono a mettere in campo le loro idee a dargli forma e creare un gioco che le rappresenta. 

In Tunic è successo proprio questo. Il manuale cartaceo da una cinquantina abbondante di pagine viene digitalizzato, tagliuzzato e le pagine sparse per il mondo di gioco.

In questo modo il giocatore si troverà a raccogliere le pagine via via durante l’avventura per completare il manuale e avere accesso ad informazioni che fino a poco prima gli risultavano ignote.

Comprendere comandi nascosti, scoprire segreti e meccaniche, superare porte, interpretare segni e simboli, leggere le mappe, tutto è presente all’interno dello strumento fidato e ogni scoperta apre un mondo all’interno del mondo (scusate la ripetizione) di gioco. 

Come se non bastasse un level design curatissimo e rifinito mette in mostra un'ambientazione creata su misura che non si perde in inutili corridoi senza senso o luoghi poco ispirati, ma al contrario tutto si integra alla perfezione per dare vita ad un universo strutturato secondo le leggi del gioco.


 

Quello che mi piace tanto di Tunic è che è un titolo che non si nasconde, mette tutto in tavola dall’inizio ma se non sai cosa fare e come farlo ti obbliga a seguire la sua catena di apprendimento raccogliendo i pezzi del manuale. Altrimenti ti permette in ogni momento di saltare pezzi di mappa, usare scorciatoie, attingere a “trucchi” scritti sul manuale per arrivare più velocemente al gran finale.


 

Inoltre c'è da segnalare l’accompagnamento di una squisita colonna sonora molto semplice ma ben ispirata, anche se in alcuni casi abbastanza ripetitiva, che è in grado di dare man forte all’opera. Peccato che poche tracce riescano a rimanere davvero impresse.

 

 

 


 

 

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Ri-Conclusione 


Un po Fez e un po Zelda. Un po 'Indie e un po' grande produzione. Troppo semplice e dannatamente complesso.

Rimanere bloccati senza trovare un percorso o un modo per proseguire è normale per non dire parte integrante dell’opera. 

La soddisfazione di interpretare il manuale e ottenere le chiavi d’accesso per navigare e comprendere il gioco è unica. Il senso di scoperta che colpisce il giocatore non ha prezzo.

Dopotutto ci sono cose che non si possono comprare per tutto il resto…com’era la frase?


 



 


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