La Recensione Di
Pit-Fighter

Il maestro Segata Kenshiro affronta la sfida più difficile della sua vita e recensisce Pit Fighter.

Pro


Ha dato inizio alla new wave of omini digitalizzati.

Contro


Dopo averlo giocato m'è venuta l'orchite. Alle tonsille.
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Benvenuti al Dojo, miei giovani Pandavan!

Oggi ci aspetta un allenamento veramente duro, di quelli che vi ricorderete lucidamente nelle prossime 10 reincarnazioni. So che siete abituati scontri sovraumani e duelli decisivi che decideranno chi l’armatura indosserà, ma qui siamo proprio su un livello che pure i Cavalieri di Athena sudano freddissimo.

Come avrete già capito dalle recensioni dei miei colleghi, questo è il mese dedicato ad Atari e, per il vostro Sensei, è un problema mica da ridere.

Lasciate che vi sveli un segreto: a me il 90% dei giochi Atari fa cagarissimo. Ma proprio tanto eh. Non c’è un motivo razionale ma, di tutto quello che hanno fatto, mi piacciono davvero solo Paperboy, Badlands, Klax e Marble Madness. 

Capite bene che scrivere una recensione su uno di questi titoli sarebbe stato divertente come una gita di 5 ore in motorizzazione. Per correre velocemente ai ripari, mi sono affidato alla persona più saggia all’interno dei Bit-elloni, quello a cui chiedo consulto nei momenti di crisi: il nostro Starfox Mulder.

La discussione che abbiamo avuto è andata più o meno così:

Segata: “Ehi volpe, tu che sei un esperto Atari, di cosa posso parlare che non sia un abominio?”

Starfox: “Mah, tu sei quello dei giochi di menare…Primal Rage?”

Segata: “No dai, quello è osceno. Tagliamo la testa al  toro, il prossimo che mi dici lo faccio a prescindere che sono già in ritardo.”

Starfox: “Pit Fighter”.

Non voglio pensare che abbia tirato fuori quel titolo di proposito, ricordandosi del Sacro Giuramento di non rimangiarsi la parola proprio del Successore della Sacra Scuola Kalinske. Io quel gioco me lo ricordavo bene e non perché mi fosse piaciuto. Anzi. Dopo aver sentito quel blasfemo nome dopo tanti anni, la mia mente rievocò orrori arcani sepolti e dimenticati nel profondo della mia coscienza, cose troppo dolorose per conviverci ancora. Un brivido mi corse lungo la schiena, come se avessi appena visto Cthulhu nudo che faceva l’elicottero col bèlino di fuori.

Ma, tant’è, oramai la scelta era fatta e l’unica cosa che mi rimaneva da fare era accendere il cabinato e giocare di nuovo a quel coso, facendolo con calma, dignità e classe.

Finita la partita, misi le mani in preghiera e mi intrattenni in un lungo colloquio unilaterale con Gesù, nel quale gli espressi i miei consistenti dubbi sul suo stato di famiglia e sulla materna fedeltà a Giuseppe. Centottanta minuti dopo ero con in mano carta e penna a scrivere queste righe.

Pit Fighter è un picchiaduro a incontri 1vs1 ma anche 3vs3, 2vs2, 5vs1, 144, 892892, 06 per chi chiama da fuori Roma, sviluppato nel 1990 da Atari Games. Questo coso catturò l’attenzione della cronaca videoludica dell’epoca perché fu il primo titolo del genere ad utilizzare sprite con attori digitalizzati e perché non era ancora uscito Street Fighter 2

Leviamoci ‘sto dente, va.

 

STORIA

Buzz, Ky e Kato, che sono rispettivamente un ex wrestler professionista, un campione di Kickboxing e una cintura nera 3 DAN di una non meglio specificata arte marziale, decidono di partecipare ad un torneo clandestino di mazzate, organizzato dal malvagio e originalissimo Uomo Mascherato che promette tonnellate dollari in gettoni d’oro e Ticket Restaurant.

E datemi i pieeeedi…

Appena arrivati nella zona industriale che ospita l’evento, rimangono spiazzati dagli outfit dei loro avversari. Per farvi capire, il più sobrio sembra un fan dei Village People appena uscito da un club di scambisti con tendenze sadomaso. Non capendo come finirà la serata, ma non potendo nemmeno più fare marcia indietro che ne va del loro orgoglio, si buttano nella mischia.

Fortunatamente, alla fine erano lì per menarsi male.

 

GAMEPLAY

Sul gameplay c’è poco da dire. È un picchiaduro a incontri che può essere giocato nella più classica modalità 1v1 (fino a un 3v3 molto più spicy), dove i nostri tre eroi dovranno menaje a tutti quelli che si pongono fra loro ed il temibile boss finale. Durante i ben 15 incontri che compongono il percorso verso la vittoria, incontreremo una pletora di gente davvero strana e quantomeno bislacca. Vediamoli tutti, che ne vale davvero la pena.


The Executioner: Un tipo con una maschera da boia e un mustacchio da pornoattore anni ’70;

Southside Jim: Un tipo con una canotta inguardabile che, alla fine del torneo, è diventato il poliziotto di Otto Sotto un Tetto;

Angel: Cugina alla lontana di Jo Squillo che condivide con lei il cattivo gusto per gli outfit e le pettinature;

C.C. Rider: Un originalissimo motociclista con gilet e bandana;

Chainman Eddie: È brutto come la morte e non merita altri commenti;

Heavy Metal: Fate indossare gli orecchini Potara a Richard Branson e a Giorgio Bracardi. Lui è il risultato;

Mad Miles: È il figlio illegittimo di Sergeant Slaughter ed Enzo Braschi;

Masked Man: No vabbè, non ci riesco. 

Ogni 3 stages dovremmo affrontare un mirror match nel quale lotteremo contro noi stessi. Se vinciamo facciamo punti, se perdiamo non gliene frega una sega a nessuno e si va avanti comunque. Nei livelli possiamo trovare degli oggetti da tirare/spaccare in testa ai contendenti. Se ci avviciniamo troppo al pubblico, ci sta che esca qualcuno a spingerci, picchiarci o darci una coltellata perché sì.

 

GRAFICA

Qui mi sento di spezzare una lancia in favore di questa fetenzia. Benché pochi anni dopo sia arrivato Mortal Kombat a dare il meritato oblio a Pit Figther, il titolo Atari è stato importante perché ha aperto scenari interessanti per l’utilizzo di ometti digitalizzati nei videogames. Il problema è che per il quinquennio seguente mezzo mondo ha abusato di questa roba, con risultati spesso molto discutibili e al limite della sboccata verdognola di Reganiana memoria.

Le animazioni, anche all’epoca, avevano la fluidità di un mobiletto in faggio del Libano fatto da un artigiano della Foppapedretti. 

 

COLONNA SONORA

La colonna sonora è la cosa più carina del gioco. Non c’è nulla di epico o memorabile ma quantomeno non vi sanguineranno le orecchie.


REPERIBILITA’

Purtroppo, Pit Fighter è uscito per più sistemi di quanti l’umanità ne possa sopportare. Il mio nuovo gioco preferito ma anche no ha trovato una casa sui sistemi Amiga, sull’Antani Lynx, PC, Spectrum, CPC 464, Super Nintendo e pure per il nostro amato Sega Mega Drive. Leggenda vuole che sia stato proprio Shigeru Miyamoto in persona a pagare alla casa statunitense i diritti per le conversioni Sega così da spostare l’asticella della Console War.

 

GIUDIZIO FINALE

Starfox, non so che cosa volessi da me con questa recensione. Se cercavi un riscatto sappi che non possiedo denaro, però io possiedo delle capacità molto particolari che ho acquisito durante la mia lunga carriera che fanno di me un incubo per gente come te.  Se prometti che non mi darai più consigli così dimmerda, la storia finisce qui. Non verrò a cercarti, non ti darò la caccia.

Ma se non lo farai, io ti cercherò. 

Ti troverò. 

E ti ucciderò.

Ora andate tutti quanti a menare il bélino da un’altra parte, ché devo dare fuoco al Dojo per purificarlo da questa monnezza di titolo ed esorcizzarmi dallo spirito di Marco Auletta che mi ha posseduto durante la scrittura.

 


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