La Recensione Di
Metal Gear

Il primissimo gioco di Metal Gear nella sua versione per Nintendo NES, La prima avventura di Snake, prima del famoso debutto su PS1

Pro


Design solido Trama coinvolgente Utilizzo dell'inventario

Contro


Non c'è il Metal Gear Spesso punitivo
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Prima della Kojima Production, prima dell’arrivo della saga su Playstation, prima di Death Stranding, prima di tutto, Hideo Kojima era già un fantasioso designer di videogiochi.
Nel 1987 ebbe l’idea di creare un gioco con dinamiche stealth, in cui il protagonista avrebbe dovuto affrontare un mondo futuristico per fermare un complotto politico internazionale per la creazione di una super arma chiamata Metal Gear. Quello che venne dopo è storia, ma tutto partì da lì. Sviluppò il gioco per MSX (Machines with Software eXchangeability), un home computer con software interscambiabile e diede il via ad una delle saghe più famose e premiate di tutti i tempi. La storia ci racconta che Konami, ricevuto il benestare di Nintendo, propose a Kojima un porting sul Nintendo Famicom, ma lui si rifiutò categoricamente avende in mente nuovi progetti, e così Konami affidò il progetto ad un team di sviluppo interno senza mai ricevere veramente l’autorizzazione da parte dell’autore.

La storia

Nel 1995, un agente di nome Snake viene catapultato in sud-Africa con il compito di infiltrarsi nella base di Outer Heaven e distruggere l’arma di distruzione chiamata Metal Gear. Sarà supportato via radio dal capo delle operazioni, un certo Big Boss, ed avrà anche il compito di liberare un prezioso ostaggio, catturato qualche giorno prima, di nome Gray Fox.

Uno scorcio della giungla di Metal Gear.

Un’idea di una nuova era

Il gioco ha dinamiche stealth ben delineate, le armi saranno scarse come anche le munizioni, cercare quindi di passare dietro le linee nemiche senza farsi scoprire risulterà fondamentale. Ogni arma ha uno specifico compito dato che i vari boss che incontreremo durante la nostra avventura potranno essere sconfitti solo con determinate armi, anch’esse nascoste nelle varie location. Durante l’avventura, liberando i vari ostaggi, avremo anche un sistema di crescita che ci permetterà di incrementare i nostri punti vita e le munizioni che potremo portare con noi. Come ogni buon titolo stealth, per il proseguio della storia, avremo necessariamente bisogno di trovare delle attrezzature di vario tipo: si va dalle chiavi magnetiche, che ci apriranno nuovi percorsi, alla tuta anti radiazioni o al mines detector, tutti oggetti senza i quali non riusciremo a portare a termine il gioco. Ad ogni nostra morte ci verrà fornita una password con la quale potremo ripartire dall’ultimo check point (a volte molto lontano) mantenendo però ben saldo il nostro inventario.

Una giungla di colori

Tecnicamente e graficamente il gioco si presenta con la palette giusta facendoci distinguere distintamente le varie location, dalla giungla, alla parte dedicata alla base ed ai suoi capannoni.
La possibilità di avere un inventario costantemente in evoluzione è anche una grandissima novità per l’epoca, con oggetti dedicati solo a specifiche funzioni. La visuale si può definire a volo d’aquila, con vista dunque dall’alto e con schermate fisse in cui, raggiunto il limite, verremo portati nella parte di mappa successiva. Una realizzazione alla Zelda (Famicom 1986).

Qualcosa non torna

La diatriba tra Kojima e Konami porta comunque la conversione per NES a pesanti modifiche tanto da eliminare totalmente lo scopo principale del gioco; per concluderlo, infatti, dovremo sì affrontare Big Boss (scopertosi nel frattempo doppiogiochista) ma invece di distruggere il Metal Gear (presente nella versione per MSX) dovremo bensì pensare ad un super computer; un risvolto che fece storcere il naso ai più.

Ancora Zelda?

Dal gioco di Nintendo non venne presa solo la visuale e lo schema di movimento ma, anche a livello di packaging una meravigliosa mappa di gioco (inclusa nella versione europea ed americana) che ci permetteva di pianificare le nostre infiltrazioni con cura minuziosa e che forniva anche preziosi suggerimenti su come affrontare i vari boss.

La meravigliosa mappa di gioco.

Se solo ci fosse il Metal Gear

Il gioco in sé è un piccolo spettacolo di colori ed idee innovative e ben realizzate, la radio per le comunicazioni con le varie frequenze rappresenta un’idea geniale per un titolo dell’epoca, ma manca il succo, per quanto le atmosfere siano percepibili ed i colpi di scena non manchino, lo scoprire che alla fine non potremo vedere il Metal Gear è una delusione troppo grande per essere stata sottovalutata con tanta leggerezza.
E’ un gioco che vi consiglio, se riuscite a trovarlo ad un prezzo abbordabile dato che al giorno d’oggi è un vero pezzo da collezione che, completo, non si vede molto spesso. Rimane l’amaro in bocca per il capolavoro che (come per MSX) esso poteva essere.


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