Salve a tutti, carissimi fan bitellonici!
Sono sempre io, il vostro adorato Magnum CD-i, e sono qui oggi per augurarvi un buon 2024, che ho deciso di aprire con un clamoroso “colpo di scena”. Ebbene si, dopo aver passato l’intera età adulta a sminuire ruolo e valore della storica azienda di Kyoto, sono pronto a dedicare a Nintendo la prima recensione dell’anno. Cosa mi ha spinto a questa scellerata conclusione? Un attimo e lo saprete.
C’è stato un tempo in cui il vostro Magnum era ancora un implume allievo della forza conosciuta oggi come “Master Race”; un tempo in cui, nonostante la fede nell’universo multimediale a 95 finestre, guardava con curiosità le console di amici e compagni di studi, desiderando di possedere una parte di quelle librerie così particolari e diverse da quello che trovava sul suo Pentium a 120 MHz. Fu in quel periodo che queste macchine iniziarono a far breccia nel cuore del vostro investigatore, tanto da spingerlo, all’alba del nuovo millennio, ad accaparrarsi prima una PS-One (grazie ancora di cuore ad Alessandro per avermela regalata) e poi a fare il primo acquisto consolistico di sempre: un Nintendo 64, usatissimo e maleodorante (ha puzzato di fumo per anni), pagato 35 euro con un pad, due giochi ed il cavo antenna. Da lì Magnum è partito alla scoperta di mondi sempre più oscuri ed improbabili, ma non si è mai dimenticato delle sue radici.
Ebbene si, io apprezzo il Nintendo 64, a prescindere dalla mia nota ostilità verso i suoi creatori, tanto che, da qualche giorno, l’ho collegato di nuovo al fidato CRT Sony nella veranda di villa Masters. Discutendo con il buon fratellone Cristian sul gruppo Telegram di GameRevs (in cui vi invito ad iscrivervi), è emerso come oggi questa console sia stata pesantemente rivalutata in negativo per tanti fattori diversi, su cui magari potremo un giorno fare un approfondimento. Detto questo, dato che adoro dar contro al pensiero comune, non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di celebrare uno dei miei giochi preferiti per N64, un titolo a cui faccio sempre qualche partita ogni volta che ricollego il buon scassone a 64bit,
Pilotwings 64.
Facciamo un attimo di contesto storico.
Siamo nel 1996; il Nintendo 64 arriva finalmente nei negozi dopo una lunga attesa, mitigata dalla meteora Virtual Boy (sigh), sbarcando prima in Giappone (Giugno) e poi negli Stati Uniti (Settembre). Ad accompagnare il lancio c’è l’arcinoto Super Mario 64, un titolo ormai leggendario che non ha bisogno di presentazioni, ma che ci viene ancora oggi ricordato come fondamentale (SI, l’ho finito anch’io con 120 stelle e NO, non ho intenzione di rigiocarlo!). Il vostro (mio no di sicuro) idraulico baffuto, però, non è l’unico a presentarsi in forma smagliante sulla neonata console, perché insieme a lui debutta anche Pilotwings 64.
Seguito diretto del titolo originale uscito su Super Nintendo nel 1990, il gioco è il risultato dello sforzo congiunto di tre diversi team di sviluppo; due sono interni a Nintendo (EAD e R&D3) e si occupano del design, mentre il terzo è americano (Paradigm Simulation) ed ha l’arduo compito di trasporre il tutto su schermo, utilizzando una tecnologia nuova ed ancora poco rodata. Paradigm Simulation viene infatti scelta proprio per la grande esperienza nell’uso delle workstation Silicon Graphics, con cui ha in precedenza realizzato simulazioni di volo per il circuito professionale. Visto che l’architettura della console e l’ambiente di sviluppo sono legati a doppio filo con SGI, si può capire il motivo del loro coinvolgimento.
Questo è il primo videogioco che realizzano; il successo convincerà parte del team a dedicarsi interamente al settore videoludico, creando una divisione indipendente, Paradigm Entertainment, che porterà una buona offerta di software sia su N64 (Aero Fighters Assault, Beetle Adventure Racing, F-1 World Grand Prix) che su altre piattaforme (Terminator 3: Redemption, Stuntman Ignition).
In Pilotwings 64 ci caleremo nei panni di un intrepido pilota che deve affrontare varie sfide su diverse tipologie di velivoli, in modo da ottenere le rispettive patenti di volo e diventare così un asso dei cieli.
Graficamente il gioco risalta in modo impressionante, soprattutto considerando il suo essere un titolo di lancio. Ci libreremo sopra grandi isole totalmente tridimensionali e liberamente esplorabili, piene di dettagli e tocchi di classe; il tutto si muoverà con una buona fluidità media (c’è qualche piccola incertezza, ma davvero minima), rendendo l’esperienza assolutamente accattivante. Notevole anche la resa delle varie condizioni di luce: volare al tramonto illuminati dalla luce soffusa del sole calante fa ancora oggi un grande effetto e di sicuro avrà fatto cadere diverse mascelle nel 1996. Da notare, infine, anche la robustezza del motore fisico, davvero avanzato per l’epoca, così come la resa di elementi naturali o artificiali (acqua, fumo etc).
A livello audio troviamo un’ottima selezione di effetti, che risultano ben caratterizzati e campionati, a cui si aggiungono le buffe esclamazioni dei piloti. Completa il tutto una splendida colonna sonora composta da Dan Hess, che alterna composizioni ritmate a pezzi molto soft, con diversi stili musicali a seconda del mezzo e dell’ora del giorno in cui voleremo. Il risultato è una fusione perfetta tra musica ed ambientazione, che rende ogni partita assolutamente evocativa.
Pilotwings 64 è una simulazione di volo molto particolare. Potremo scegliere un pilota tra sei disponibili ed affrontare una serie di prove su quattro diverse isole. I tre mezzi principali che avremo a disposizione sono: un deltaplano, un jet pack ed un girocottero; ognuno di questi apparecchi si comporterà in modo totalmente differente e richiederà un approccio unico.
Con il deltaplano dovremo sfruttare le correnti ascensionali di aria calda, in modo da recuperare quota; tra le varie prove di questa disciplina c’è l’attraversamento di alcuni anelli ed il compito di fotografare particolari zone del paesaggio. Potremo persino salvare gli scatti più belli direttamente sulla cartuccia, in modo da rivederli quando vogliamo.
Il jet pack, qui chiamato Rocket Belt, presenta un sistema di propulsione omnidirezionale comandabile a piacimento, che ci permetterà di avere una risposta immediata e precisa, fondamentale per le varie prove che ci attenderanno. Con questo mezzo infatti dovremo attraversare i classici anelli, scoppiare palloni sospesi, nonché attraversare percorsi particolarmente tortuosi.
L’ultimo mezzo standard a nostra disposizione è il girocottero, con cui dovremo attraversare anelli e distruggere vari obiettivi, mediante l’uso di missili, con buoni effetti coreografici a corredo.
Superando le varie prove sbloccheremo alcune categorie speciali, che aumenteranno la varietà dell’esperienza: paracadutismo, lancio con il cannone e stivali a molla.
Come ciliegina sulla torta, potremo sbloccare anche una modalità di volo libera. Grazie ad una tuta alare, esploreremo senza restrizioni le quattro isole in lungo e in largo alla ricerca di curiosità e segreti di ogni tipo.
Il sistema di controllo è ben realizzato e sfrutta alla perfezione il peculiare pad del Nintendo 64, cosa fondamentale vista la precisione richiesta da alcune prove. Il livello di difficoltà non è alto, ma senza dubbio necessita di una buona dose d’adattamento alle capacità dei vari mezzi. Nintendo però ha comunque semplificato l’aspetto simulativo, in modo da rendere l’esperienza più godibile anche per i neofiti del genere.
Il titolo è lungo ed impegnativo: senza dubbio ci vorrà un po’ prima di superare le prove col massimo dei voti. Le varie modalità extra, inoltre, aumentano ancora di più la longevità; la natura stessa del gioco ci porterà a rigiocarlo di tanto in tanto, anche solo per fare un giro per le varie isole.
Tirando le somme, Pilotwings 64 è un eccellente incrocio tra una simulazione ed un titolo arcade; se il mondo del volo vi interessa almeno un minimo, provate a farci una partita. Sono sicuro che non resterete delusi, parola di Magnum!
Ah, piccola nota di servizio: se siete iscritti al servizio online di Nintendo, oltre alle mie ingiurie, potete trovare Pilotwings 64 nel catalogo dedicato al Nintendo 64.
Una buona occasione per dargli una possibilità, non credete?
Il viaggio alla riscoperta delle perle del Nintendo 64 è appena iniziato! Preparatevi perché presto tornerò a parlarvene, magari proprio con un altro titolo del team Paradigm.
Nel frattempo, come dico sempre, “Stay hungry, stay obscure!”
MAGNUM CD-i