Il giro di boa delle avventure grafiche…
Data astrale 1990: la storica divisione videogiochi dell'azienda fondata da George Lucas, denominata Lucasfilm Games, reduce dall'uscita di alcune avventure (Maniac Mansion, Zak McKracken and the Alien Mindbenders, per citarne alcune) ci riprova ancora con le avventure grafiche e partorisce il primo episodio di quella che negli annali verrà definita come una delle saghe più influenti della storia videoludica. The Secret of Monkey Island esce nell'Ottobre del 1990, creato da un vero e proprio Dream Team di sviluppatori, compositori, sceneggiatori e disegnatori. Tra i tanti ricordiamo Ron Gilbert, Dave Grossman, Tim Schafer (futuro fondatore della Double Fine Productions), Michael Land per le incredibili musiche, Steve Purcell e Mark Ferrari per i disegni dei personaggi e delle ambientazioni. Il gioco è caratterizzato da un nuovo motore, lo SCUMM, creato ad-hoc per Maniac Mansion (da cui le due M finali del nome), più intuitivo e di facile utilizzo rispetto alle vecchie avventura stile Sierra, e da un motore sonoro, l'iMuse, che permetteva una fluida transizione delle musiche quando si usciva da un luogo e si entrava in un altro, aumentandone l'immersività.
Sono Guybrush Threepwood, e voglio essere un pirata!
Ma qual è la storia di The Secret of Monkey Island?
E' riassumibile nel titolo di questo paragrafo… Il protagonista è questo goffo sbarbatello dall'improbabile nome di Guybrush Threepwood, sbarcato sull'isola di Melèe alla ricerca di fama e gloria, come solo i più temibili pirati dei Caraibi potevano fare. Il nostro eroe viene indirizzato allo SCUMM Bar (chiara citazione al motore usato per il gioco), dove tre pirati dall'aspetto importante lo pongono di fronte alle tre prove: quella del furto, quella della spada, e quella della ricerca del tesoro. La ricerca del tesoro si svolgerà all'interno della foresta di Melèe, e porterà Guybrush a trovare una semplice maglietta sotterrata che farà da testimonianza alla sua epica impresa. La prova della spada introdurrà quello che è uno dei meccanismi più importanti nell'intera saga di Monkey Island, ovvero il duello ad insulti. Si, perchè, come insegnerà il Capitano Smirk al giovane protagonista…
La lingua è più affilata della spada!
Non basta quindi essere abile nell'uso della spada, ma bisogna anche saper affondare l'avversario con insulti taglienti e precisi, rispondendo a nostra volta a quelli dell'avversario. Dopo aver imparato gli insulti e le risposte, affronteremo quindi il Maestro di Spada Carla, la quale ci consegnerà a sua volta una maglietta che potremo mostrare come trofeo.
Infine, per la prova del furto, dovremo rubare l'Idolo dalle Molte Mani, custodito nella mansione Marley, di proprietà del governatore Elaine Marley, che dopo averci sorpresi a confiscarle indebitamente il reperto archeologico, impietosita dalla nostra imbranataggine, ci lascerà andare. Tornati però allo SCUMM Bar per consegnare i trofei, scopriamo che sono tutti spariti, perchè una nave fantasma, capitanata dal fantasma LeChuck, ha rapito il governatore per portarla sull'isola di Monkey Island e renderla sua sposa. Guybrush dovrà quindi, in fretta e in furia, trovare una barca e un equipaggio per salpare verso Monkey Island e salvare la princip…. Ehm, il governatore Marley.
In maniera alquanto rocambolesca riusciremo a contrattare una barchetta con l'eclettico venditore di navi usate Stan (personaggio iconico della serie insieme alla onnipresente Lady Voodoo, sempre pronta a dispensare consigli a Guybrush), e a metter su un bislacco equipaggio formato da Carla, l'ex prigioniero Otis e Meathook, muscoloso palestrato con un tatuaggio parlante sul petto.
Dopo la partenza, l'equipaggio si ammutinerà, e Guybrush sarà costretto ad inventarsi qualcosa per arrivare sull'isola dove Elaine è tenuta prigioniera, non avendo una mappa con sè. Riuscirà, con l'aiuto di una ricetta magica, ad arrivare ai bordi di Monkey Island, dove farà la conoscenza del naufrago Herman Toothrot e dei cannibali vegetariani (tutti personaggi che ritroveremo anche nei capitoli successivi). Al termine di alcune (dis)avventure, Guybrush scoprirà che la nave di LeChuck ha salpato di nuovo per l'Isola di Melèe, dove il fantasma intende sposare Elaine.
Nell'ultimo capitolo, grazie alla birra di radice confezionata dai cannibali di Monkey Island, Guybrush fermerà LeChuck dai suoi malevoli intenti e salverà il governatore Elaine Marley, di cui ormai è innamorato.
Nei secoli dei secoli, AMEN…
Per gli affezionati, ma anche per i profani delle avventure grafiche, il nome Monkey Island risuona forte nei nostri PC e nelle nostre console, anche quelle odierne. A distanza di ben 31 anni dal momento in cui questa recensione è stata scritta, non c'è videogiocatore che si rispetti a cui non esca un sorriso al pronunciare di quel titolo. Sebbene i tempi siano molto cambiati, il target dei videogiochi di oggi si è spostato a fasce molto più basse di età, e si propenda più verso il titolo immediato, quello frenetico, magari quello che coinvolge più persone, o quello streammabile, il revival degli ultimi anni verso i giochi punta e clicca fa inevitabilmente ricordare i precursori delle nuove leve in campo videoludico. The Secret of Monkey Island, in particolare, viene più volte citato in tanti giochi (come non ricordare il ritratto di Guybrush Threepwood in Uncharted 4: fine di un ladro?), tanta è stata la sua influenza nel mondo dei videogiochi.
Cosa resta quindi di questo titolo? Un umorismo sagace e sopraffino, personaggi estremamente caratterizzati, dal carisma unico e prepotente (ricordiamoci, tra i tanti, dei Fratelli Fettuccini, del negoziante, dei pirati dalla bassa lega….), una realizzazione tecnica di tutto rispetto, ideata e creata da una squadra di professionisti che nei successivi decenni hanno scritto il loro nome negli schedari aziendali di tante case produttrici di videogiochi e non, una colonna sonora non solo riconoscibile, ma coverizzata e portata sui palchi di teatri o manifestazioni pubbliche.
The Secret of Monkey Island resta un'avventura grafica che lascia la sua impronta nella “walk of fame hollywoodiana” dei videogiochi: un gioco scorrevole, piacevole, memorabile, adatto al pubblico di qualsiasi età, che sappia apprezzare le cose buone, create ad arte, con passione e dedizione, nei secoli dei secoli avvenire, amen.