La Recensione Di
Syndicate

Il sindacato non si accontenterà del tuo 1% questa volta.

Pro


Tutto in punta di mouse Siete i cattivi Forse il miglior gioco di Bullfrog...

Contro


...che comunque significa siate fans degli strategici in tempo reale. Facile all'inizio e assolutamente tostissimo andando avanti.
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Nella parte dei peggiori. (di Starfox Mulder)

Bruci la città, o cada nel terrore.

Leggo ultimamente tutta una serie di articoli votati a spiegarmi perché i miei gusti si son formati durante l’adolescenza e da lì non c’è via d’uscita. Magari possiamo conoscere centinaia di nuovi artisti o prodotti d’altissima qualità ma se non rientrano nei gusti plasmati al tempo finiranno comunque per non piacerci secondo loro. Vorrei ribattere alla cosa, ma mentre scrivo mi sto ascoltando il vinile Dirt degli Alice in Chains perciò non sono la persona adatta a contestare con coerenza la questione. L’adolescenza per alcuni di voi (pochi) potrà esser identificata come il decennio degli 80es, per altri quello del 2000, ma per me tutto il percorso 14-20 anni è stato vissuto in pieni 90es e questo ha significato raggruppare i maxi gruppi del fantastico, declinato in letteratura/cinema/videogames/etc, in poche categorie. C’era il fantasy, l’horror e la fantascienza, ognuno suddivisibile in tante sotto-categorie ma, soprattutto per l’ultima citata, una delle più pompate dalla pop culture che mi circondava era sicuramente il cyberpunk.

“Ciao Amici, vi va di fare un gioco?”

Film come Blade Runner, Robocop o Akira; libri come Neuromante, manga come Alita, fumetti come Nathan Never o giochi di ruolo come Cyberpunk 2020 contribuivano a calarci in un futuro orribile in cui le corporazioni avevano più potere degli Stati, il clima era al collasso e ogni giorno venivano inventate nuove droghe sintetiche pronte a distruggere la mente di chi le adoperasse...ehi, conoscete un tipo di letteratura più profetica di quella cyberpunk? Io no!

Elon is not amused!

I 90es però erano anche un’epoca in cui i PC costavano tanto, internet era agli albori e l’unico modo per provare un videogame era comprarlo o farselo prestare. 
Curioso quindi come finii per provare Syndicate.

Vi giuro che per l'epoca sti filmati erano uno spettacolo!

Avete presente quei compagni di classe con una famiglia complicata alle spalle che passano metà della loro vita a prendere schiaffi e di rimando cercano di darne altrettanti a chi gli capita a tiro quando sono a scuola o al parchetto? Potremmo banalmente definirli bulli ma anche la categoria presenta numerose sfumature e quello di cui andrò a parlarvi era nei fatti un bullo ma nell’idea si vedeva quanto volesse essere altro, eppure conosceva solo quegli strumenti di relazione.
Come che sia, quando fai il pendolare per andare al liceo finisci per stare sempre con quei due o tre che, come te, si fanno ogni giorno 25km di treno e autobus per andare a scuola ed il nostro prota(anta)gonista di turno -lo chiameremo convenzionalmente Red Ronnie- era uno di quelli. 
Si è fatto i primi due anni di liceo con me.

Nel futuro c'è gender equality: muoiono tutti male!

Red Ronnie aveva un suo umorismo, una scusa pronta ogni giorno per prendere a cazzotti chi gli andava e un PC in casa. L’etichetta voleva che giocasse a calcio, si interessasse di moto e ragazze più tutta un altra serie di atteggiamenti machi da romagnolo D.O.C., tutte cose che soddisfaceva diligentemente, ma tutti noi abbiamo un elemento di rottura che ci esclude dall’archetipo e il suo era una passione smodata per i videogiochi PC. Amava le avventure grafiche della Lucas e altrettanto gli strategici, sia in tempo reale che a turni, con conseguente passione per software house come Westwood, Microprose e Bullfrog.
Red Ronnie aveva una regola sua che stonava malissimo col suo ruolo da prepotente: se gli chiedevi in prestito un gioco te lo dava sempre. Non solo, si incazzava se sentiva di qualcuno che alla medesima richiesta non adempiva. I giochi dovevano circolare per lui, essere dominio di tutti, anche di coloro che non potevano permetterseli, pur tornando alla fine sempre nelle mani del legittimo proprietario. Fu così che un giorno, mentre viaggiavamo da Cattolica a Pesaro col regionale delle 7:49, mi tenne tutto il tempo a parlare di Syndicate, un gioco cyberpunk in cui si controllavano dei mercenari biotecnologicamente modificati con lo scopo di portare a termine tutta una serie di missioni per ottenere, con la corporazione di cui eravamo responsabili, il dominio del mondo. Il discorso si concluse semplicemente con lui che disse “dammi tempo di finirlo e te lo presto”, cosa che prontamente fece.

Non solo armi: arti meccanici, potenziamenti di ogni sorta e un aspettativa di vita da Somalia nel 1910.

In Syndicate le cose sono semplici quanto profonde al tempo stesso, basti pensare che col mouse farete tutto ed avrete sempre a portata di click ogni aspetto importante del gioco. Stage isometrici con obbiettivi chiari solo nei fini ma non nel modo in cui li otterrete. “Uccidi tizio”, “rapisci Caio e Sempronio” o “conquista Rocca Cannuccia” si susseguono mentre vi occuperete di gestire il vostro team di 4 soldati aumentandone o diminuendone i valori IPA (intelligenza, percezione e adrenalina) e spostandoli in giro per la mappa col compito di sparare ai nemici, curarsi dalle ferite o utilizzare specifici accessori capaci di persuadere i malcapitati a fare ciò che più vi aggrada. 

Edifici in cui entrare, mezzi di trasporto da utilizzare o…nel caso…far esplodere come tutto il resto!

Le vittime civili? Ce ne saranno a iosa ma non ve ne fregherà nulla: fa parte del gioco e non aspettatevi conseguenze. L’ambientazione è proprio quella classica da mondo dominato dalle corporazioni che possono liberamente trivellare di colpi un colletto bianco con un ED-209 malfunzionante e non subire alcuna conseguenza. Siamo i cattivi e della peggior specie, quelli che impongono la propria bramosia di potere su tutto e tutti senza mai subire conseguenze. Catartico per alcuni, sadico per altri, tatticamente divertente per i più.

Scomodi, ingombranti, soggetti all'usura…però che fascino i Big Box di un tempo!

Il gioco non si esaurisce nell’azione interna alle singole missioni ma si sviluppa anche nel pre-missione, quando equipaggeremo al meglio i nostri quattro truppini, e nel post-missione, quando decideremo le tasse da impartire ai territori occupati, così da generare profitti sempre maggiori pur tenendo sotto controllo l’astio dei nostri schiav….ehm, del popolo.

Ah, ricordo quella volta in cui Spider Mike disse “Coperture? Dove andiamo noi non c'è bisogno di coperture!”

Non è un mistero che Bullfrog non sia mai stata la mia software house del cuore ed ho faticato molto a trovare il gioco giusto di cui parlarvi ma se c’è un titolo che anche un appassionato di action (tutto all’opposto degli strategici) può amare è proprio Syndicate. Le prime missioni sono facili, la parte complicata è solo capire come agire al meglio ma una volta imbroccata la giusta direzione ve le porterete a casa una dopo l’altra. Più avanti il livello di difficoltà impenna, non sia mai che vi adagiate sugli allori, ma non diventa mai frustrante e la componente action delle singole missioni richiede una certa destrezza, pur con l’utilizzo del mouse. Il comparto tecnico porta con sé i suoi anni (stiamo comunque parlando del 1993) ma resta gradevole ed efficace, senza mai impattare come un Ultima qualsiasi sugli occhi troppo abituati al fotorealismo moderno. Serviva almeno un 16bit per far girare tutto questo ben di dio, quindi non fu un caso che videro la luce conversioni per Megadrive, Super Nintendo, Amiga ed in seguito Jaguar e 3DO, sempre consci che il meglio si ottiene su PC o home computer.

So' ragazzi!

All’epoca non lo finii. Mi ci divertii un paio di settimane poi lo restituii a Red Ronnie. Idealista sui prestiti come pochi ma comunque dotato della pazienza d’uno abituato a spiegarsi con le mani, quindi meglio non tirare troppo la corda. Il nostro lasciò il liceo dopo i sedici anni e da allora lavora tra le corsie di un supermercato di provincia. Non lo vedo da oltre vent’anni ma lo ricorderò sempre come quel tizio curioso che poteva prendere a sberle un ragazzino di prima perché non gli piaceva la sua maglietta per poi prestargli il giorno dopo un videogame che gli era veramente piaciuto e che pensava avrebbe dovuto provare chiunque.


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