La Recensione Di
Cuphead

Cuphead, all'inizio esclusiva Microsoft, ha deliziato svariati gamer e nerd con il stile grafico e la sua difficoltà: straziante piacere.


Pro


Divertente quanto difficile Stile grafico unico del suo genere

Contro


Leggermente breve Alcune boss fight troppo complicate, ergo frustranti
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Schiaffi rotoscopici.

Cuphead in pochi termini: due carinissimi personaggi dalla testa a forma di tazza, Cuphead e Mugman perdono una scommessa col demonio. Ragion per cui si addentrano, “a colpi di latte”, in un mondo di strampalati giocatori d’azzardo pronti a farli fuori per rivendicare le loro anime. Potrebbe non risultare entusiasmante guardandolo in quest’ottica, ma la grafica e l’animazione in stile rotoscopio anni ’30 condiscono questo prelibato piatto con il gusto di un platform e col retrogusto di un Dark Souls.

Il coraggio dello Studio MDHR

Passerà alla storia l’ammirevole atto di fede del team di sviluppo Studio MDHR il quale, in prossimità dell’uscita del titolo aveva quasi ultimato il budget a disposizione. È stato allora che i creatori del gioco sono stati costretti ad ipotecare le proprie abitazioni pur di dare alla luce questo bestseller di meritato successo. Seguono nei prossimi paragrafi i motivi per cui le tasche dei programmatori sono state abbondantemente rimpinguate ripagando i loro sforzi.

Comparto artistico

Partirei proprio con l’elogiare la grafica del gioco perché è veramente fuori dal comune. Riporta in auge uno stile unico, quello di Betty Boop e del mitico Topolino di Steamboat Willie, intramontabile e perfettamente replicato all’interno del titolo. Oltretutto, per poter schivare al meglio gli attacchi nemici occorre affinare l’interpretazione dei loro movimenti e questo stile grafico ben si presta a garantire la previsione di un dato colpo. I pochi frame che compongono l’animazione contribuiscono a donarvi qualche micro-secondo necessario ad intuire la direzione del prossimo attacco.

“Don’t Deal With The Devil”

Come sopra accennato, il titolo si compone di svariate boss fight in cui potrete scegliere di giocare sia con Cuphead che con Mugman. Il numero di danni che potrete subire è tre, estendibile a cinque equipaggiando alcuni power-up. Il gioco è strutturato in livelli run and gun e livelli a singolo boss. Nel primo caso vi sono svariati nemici che si muovono ed attaccano con pattern diversi, mentre nel secondo vi ritroverete faccia a faccia con qualche brutto ceffo che spesso muta la sua forma e modalità di attacco durante lo stage. Nel titolo vi sono ben tre mondi, macro-sezioni di difficoltà crescente comprendenti i suddetti livelli. Sono certo che più di qualcuno vi darà filo da torcere!

I boss

Affronterete nemici i cui pattern saranno da capogiro: dovrete ritentare miriadi di volte prima di sconfiggerli. Mi riferisco ad avversari così ben caratterizzati che avrete impressa la memoria muscolare del combattimento per anni. Le diverse fasi dello stesso livello comprendono molti possibili attacchi ognuno dei quali è spesso ad ampio raggio, devastante e perpetrato. Cito solo Root Pack nello stage “Botanic Panic“, Hilda Berg di “Threatenin’ Zeppelin” e il tediante Beppi il Clown di “Carnival Kerfuffle” che ancora mi appare in sogno.

I run and gun

I livelli di questo tipo saranno più leggeri ma non per questo meno difficili. Diciamo che non dovrete ritentare troppe volte prima di raggiungere la meta, con un po’ di fortuna ve ne basteranno una quindicina. Potreste trovare molto fastidioso il boss che talvolta irrompe nella scena a fine livello, ma resta tutto sommato un ostacolo sormontabile.

Sull’offensiva

Cuphead consente di equipaggiare due tipologie di shot da una gamma di sei, una mossa super su tre (acquisibile completando i rispettivi mausolei) e un charm su sei. La sapiente combinazione di suddetti strumenti è un aspetto da non ignorare perché può fare la differenza tra una vittoria e una mandria di sconfitte. Seppure a primo impatto possa sembrare marginale, alcune abilità vi forniranno vite aggiuntive, altre massimizzeranno i danni e altre ancora consentiranno di cambiare parzialmente il move-set. Data la scelta limitata, vi assicuro che in determinate occasioni troverete utile sacrificare vite extra in favore di attacchi più “pesanti”.

Sulla difensiva

La difesa in Cuphead è esclusivamente a cura del vostro tempismo: potrete difendervi dagli attacchi effettuando un doppio salto al momento giusto. Ma non sarete mai davvero esenti dal danno perché gli unici colpi che potrete parare sono quelli indicati con il colore rosa. Unica alternativa è equipaggiare il charm smoke-bomb che vi smaterializza nel fumo e vi rende immuni durante i dash, pena il fatto che dovrete prevedere la posizione di fine scatto per poter atterrare sulle giuste superfici. Nei mini-livelli, sopracitati come Mausolei, dovrete proteggere un prezioso vaso allontanando tutti i fantasmi rosa che provano ad avvicinarvisi. L’unico modo per superare lo stage è parare esattamente tutti gli attacchi avversari prima che tocchino il vaso.

Leggere attentamente il foglio illustrativo

Il consiglio è di assorbire il titolo in piccole dosi: vi impratichirete senza alcun problema con il passare dei giorni, ma giocare costantemente per ore può rivelarsi controproducente. Mantenendo il contatto con un gioco di tale calibro, in alcuni tratti crudele e in altri frustrante, la concentrazione si riduce facilmente, le mani sudano e lo stress aumenta a dismisura. Staccare per un po’ vi aiuterà a sciogliere i nervi e farà bene anche alla longevità del gioco (che di per sé conta circa trenta ore di gameplay).

Un Paradiso nell’Inferno

La sua essenza fortemente trial and error non ha impedito a questo capolavoro di finire sugli scaffali dei gamer di tutte le età e anche su quelli dei non appassionati del genere. Tutti possiamo convenire sul fatto che il titolo presenta uno stile grafico autentico e fuori dalle righe, ma forse non tutti possono apprezzarlo. Sento che il voto adatto a questo paradisiaco videogame ricco di torture infernali è un 8.5, attendo trepidante l’uscita del suo successore!