Niente meglio della SEGA

Il maestro Segata Kénshiro ci parla dei suoi giochi preferiti di SEGA, perché meglio di SEGA 'un c'è nulla.

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Bentornati al Dojo, miei giovani Pandavan!

Finalmente, dopo anni di attesa, è giunto il momento più importante per noi discepoli della Sacra Scuola Kalinske! Questo è il mese dedicato al nostro amatissimo publisher, quello in cui finalmente tutta la compagine Bit-ellonica si è impegnata per celebrare in maniera degna di un baccanale le gesta della grande S di Tokyo.

Ed io, che ho dedicato la mia intera esistenza a divulgarne la storia, non posso fare altro che esserne felice. Per la lezione di oggi però ho scelto di fare qualcosa di diverso. Scegliere un solo titolo che rappresentasse interamente i 73 anni di vita della Company Formerly Knows As Rosen Enterprises, partita con l’esportazione di oggetti d’arte e trasformatasi in qualcosa di completamente diverso, sarebbe stata un’impresa titanica e, diciamolo, completamente innaturale e forzata per me che, fanboysmo a parte, con gli arcade SEGA ci sono cresciuto.

Quindi ho deciso di fare una carrellata su quei titoli, tutti rigorosamente first party, che per me sono proprio imprescindibili. Non aspettatevi un ordine cronologico né un pattern di qualsivoglia tipo. Mancheranno un sacco di robe imprescindibili per tantissima gente ma sticazzi: questa è la mia classifica senza posizioni, buttata qui a caso perché si. 

Perché in fondo non c’è niente meglio della SEGA.

 

OUTRUN

L’alfa e l’omega del mio essere videogiocatore. Il titolo che mi ha dato un darwiniano imprinting è che ha condizionato buona parte delle scelte della mia vita, in primis quella di fare il deficiente su una testata online scrivendo sotto pseudonimo. Come mi è capitato di scrivere ovunque e a più riprese, il cabinato Deluxe che si trovava nel bar che gestiva mia madre quando ero piccolo è stata la sliding door più grande della mia intera esistenza. Nella sua semplicità aveva tutto quello che serve per fare un gran titolo: luoghi lontani, senso di libertà, velocità e sfida appagante. 

Una formula vincente anche a distanza di anni, tant’è vero che il seguito ha funzionato benissimo aggiungendo una sola meccanica, quella della derapata, ma lasciando praticamente invariato tutto il gameplay. Dopo quasi trentotto anni dal nostro primo incontro è ancora il gioco del mio cuore, il preferito, senza se e senza ma. 

Magari un giorno uscirà qualcosa che mi farà cambiare idea, ma quel giorno non è oggi.

 

 

ALTERED BEAST

Ok, questo picchiaduro a scorrimento è invecchiato malissimo e sono fra i primi a sostenere che, ad oggi, è un titolo estremamente sopravvalutato. C’è un però grosso come una casa che me lo fa piazzare in classifica: quando lo giocai la prima volta avevo tipo 7/8 anni e, per un bimbo di quell’età, vedere il proprio personaggio trasformarsi in un drago sparatuoni o in una tigre come in Manimal era una roba superba e impagabile.

Oggi rigiocarci è sempre un’esperienza piacevole ma anche un po’ meh. 

Di acqua sotto i ponti da quando queste cose mi gasavano abbestia ne é passata tantissima e, giustamente, la cosa si fa sentire. C’è da dire però che mi basta togliere il filtro “vecchiodimmerda” dal cervello per passare quei 20 minuti di spensieratezza nei quali è ancora tremendamente bello prendere il terzo power up, diventare una bestia leggendaria e prendere a calci in culo tutti i cattivi fino a salvare la Dea Athena. 

E Pegasus, muto. 

 

 

VIRTUA TENNIS

La serie Virtua, inaugurata col famosissimo Racing, è riuscita a portare nuovo prestigio a Sega negli anni ‘90/primi 2000 nelle sale giochi di tutto il mondo. È innegabile che Virtua Striker sia il ras del quartiere indiscusso degli incassi ma io ho sempre amato di più questo. 

I giochi di tennis sono sempre stati una delle mie passioni, soprattutto quando uniscono uno stile di apprendimento velocissimo ad una profondità di gameplay che ti impedisce di portarli a termine con la prima monetina e questo lavoro Virtua Tennis lo fa proprio bene. 

Ho smesso di spenderci soldi in sala solo dopo l’8 settembre del 2000, giorno in cui finalmente uscii per Dreamcast. Da quel momento in poi, ci giocai ininterrottamente per un tonnellone di ore.

 

 

SONIC

Vabbé, che cazzo c’è da dire su Sonic. È il nostro riccio blu, il nume tutelare della Sacra Scuola Kalinske, il gioco che ha permesso a Davide di battere Golia. Probabilmente, senza Sonic, la storia della SErvice GAmes come la conosciamo non sarebbe mai esistita. 

 

 

TOEJAM & EARL

Va bene, non è un first party ma l’articolo è mio e baro quanto voglio.

Questo è uno dei giochi per Mega Drive che ho amato di più in assoluto. Lo vinse a caso mia madre ad una sorta di tombola organizzata dal negozio di giocattoli sotto casa. Avete presente quelle cose illegalissime dove bisogna scegliere un numero e se quello poi è il primo della ruota X in una data Y allora vinci un premio.

Ecco.

Io non avevo davvero idea di che cosa fosse ‘sto titolo fintanto che non misi la cartuccia nella console e mi trovai in un gioco intriso di Funky, terresti improbabili e umorismo fuori di testa. Penso di averlo finito 50 volte, sia nella sua incarnazione originale che nel buffo remake Back in The Groove uscito qualche anno fa. Per essere un titolo concettualmente semplice (in pratica bisogna attraversare i livelli cercando i pezzi di astronave e l’uscita, per poi passare allo stage successivo), la possibilità di generare gli stages in maniera casuale ne allunga la longevità quasi all’infinito.

 

 

VIRTUA FIGHTER

Ci fu un tempo in cui questo gioco occupava saldamente la seconda posizione dei miei fighting games preferiti di sempre. Virtua Fighter, con le debite proporzioni, ha avuto per il mio cervellino lo stesso, strabordante effetto, che ebbe Street Fighter 2 [LINK].

Lo giocai sempre nella stessa sala giochi e anche per quello feci spendere tonnellate di monetine ai miei genitori. Sembrava una roba davvero avveniristica e, a posteriori, lo fu davvero. A tutt’oggi è un picchiaduro estremamente godibile e sicuramente più fluido dei primi 2 Tekken che, da quanto sono legnosi, sembrano programmati con un PC alimentato a Faggio.

 

 

STREETS OF RAGE 2

Ah, Streets of Rage 2. Il gioco di menare a scorrimento che ha portato giustizia sul Mega Drive, regalandogli un titolo capace di rivaleggiare (e superare) il tanto blasonato Final Fight su Super Nintendo. Nonostante un plot degno di un film di Nico Giraldi, questo titolo ha tutto quello che serve ad un beat ‘em up a scorrimento per prendersi un posto nella storia di una console (tant’è che non esistono quasi top 10 per la 16 bit Sega che non lo includono) e nel cuore di chiunque l’abbia provato.

 

 

Ora sapete quali sono i giochi che, per un motivo o per l’altro, adoro di più della nostra amata casa produttrice. Come sempre prendete questi insegnamenti, fatene tesoro e andate a menare il bélino da un'altra parte, che c’ho da giocare, io.

 


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