La Recensione Di
Gauntlet

Un mito degli arcade sbarca nel mese di ATARI in tutta la sua immensa cattiveria e fantasia! Ecco a voi Gauntlet!


Pro


Frenesia spropositata Un multiplayer da urlo Ispirazione ai classici del fantasy

Contro


Lineare e monotono Mangiamonete a tradimento
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Siamo nel 1985, piccoli ragazzi stanno sbocciando dai loro gusci ed il mondo sta affrontando uno dei decenni più importanti della storia moderna. I pantaloni non sono più a zampa e gli eccessi della disco music si fanno ormai più radi. I Queen spopolano nelle classifiche di tutto il mondo con Radio Ga Ga e I Want to Break Free, mentre in Italia serpeggia il singolo di Luis Miguel “Noi ragazzi di oggi”; per noi è un decennio di rinascita economica dedita agli sprechi che ci ritroveremo a pagare in seguito, un decennio di benessere patinato, finto ed ostentato, ma assolutamente goduto fino in fondo.

Il mondo dei videogiochi non fa eccezione. Siamo in piena era 8-bit con Master System e Nintendo NES che di lì a poco avrebbero portato nelle case i primi videogiochi totalmente ideati per un pubblico domestico su console, il Commodore 64 è sulla bocca di tutti con i suoi lunghissimi caricamenti, e la concorrenza corre al riparo nel nome di un cambiamento che solo la Commodore stessa riuscirà poi a portare con il suo PC a 16 bit.

In questo contesto ATARI, ancora molto scottata da quello che è successo nei due anni precedenti, porta nelle sale giochi di tutto il mondo un titolo che, sia allora che oggi, potremmo definire rivoluzionario: Gauntlet.

SIGLA!!

Fantasy stars

Gauntlet si propone sul mercato con un cabinato da sogno: uno schermo e quattro postazioni contemporanee. Seppur al giorno d'oggi il multiplayer sia ormai entrato nell'immaginario comune, all'epoca non era così diffuso, tanto che non erano presenti neanche molti titoli che permettessero scontri a due giocatori, figuriamoci a quattro.
L'ispirazione del titolo si rifà a tutto l'immaginario fantasy che più standard non poteva esserci; lo stesso mobile rappresentava i quattro protagonisti che avremmo potuto impersonare dediti ad una lotta contro un male supremo. Ci bastava quindi infilare la monetina e scegliere uno tra Thor il guerriero, Thyra la valchiria, Merlin il mago e Questor l'elfo per essere gettati immediatamente nell'azione più frenetica.

L'aria che tirava ricordava, nemmeno troppo velatamente, i classici di Dungeons & Dragons che, con le sue mitiche avventure, aveva allietato le infanzie di molti di noi. Qui però non ci sono momenti morti, qui bisogna correre e farlo anche in fretta. Partendo dalla scelta del personaggio ogni cosa che faremo dovrà essere studiata ed al tempo stesso implementata in un vortice di azione senza fine; i quattro eroi hanno poi caratteristiche ben distinguibili sia nei movimenti che negli attacchi, obbligandoci a scegliere colui che più ci rappresenta perché se è vero che il guerriero è abilissimo nel combattimento corpo a corpo sarà poi magari la magia a salvarvi dai guai.

Graficamente il titolo è molto valido anche ai giorni moderni, con colori accessi e vivaci, con la sua visuale dall'alto ci lascia la possibilità di prevedere ciò che avverrà e di programmare di conseguenza le nostre prossime mosse. Tutto ciò che appare a schermo è ben definito, colorato e veramente gradevole.

La storia, seppur molto abbozzata, ci vede catapultati in una serie di labirinti da cui noi dovremo riuscire a scappare uccidendo tutto ciò che ci si parerà di fronte. I nemici varieranno da innocenti fantasmi alla morte stessa, obbligandoci a seguire strategie di volta in volta differenti. Nei primi livelli tutto sarà decisamente abbordabile ma, man mano che avanzeremo, le cose si faranno molto complicate.
Faremo infatti molto presto una scoperta devastante: l'esistenza degli spawner. Queste sono strutture, diverse a seconda del nemico, che continueranno a produrre nemici finché non verranno distrutte; seppur la cosa possa sembrare facile vi posso garantire che non lo è per nulla. La produzione sarà costante ed essere titubanti andrà solo a vostro discapito; saranno infatti moltissime le situazioni in cui lo schermo si riempirà totalmente di nemici e farsi largo a suon di mazzate rappresenterà una sfida spesso improba.

Apri quel forziere cristo e sbrigati che qua è pieno di fantasmi!

Raccoglimi e fallo in fretta

Ad aiutare le nostre peripezie avremo la possibilità di raccogliere diversi oggetti, dai comuni tesori in grado di aumentare il nostro punteggio, cosce di pollo in stile Castlevania per ripristinare la nostra salute, chiavi e, soprattutto, pozioni magiche in grado di eliminare tutti i nemici a schermo. Le pozioni devono quindi essere usate con cautela perché in numero veramente limitato (e sono le uniche in grado di uccidere la morte) e collocate alla fine di lunghe sezioni quasi senza via d'uscita: insomma ogni volta vi chiederete se ne è davvero valsa la pena.

Menzione a parte va fatta per le chiavi: queste, tutte generiche sia chiaro, serviranno per abbattere muri di colore azzurrognolo ed aprire la strada verso le diverse vie di uscita. L'eliminazione di tali barriere, però, sarà istantanea liberando orde di dolore che cercheranno di sommergervi e circondarvi in tutti i modi. Leggendo bene le righe precedenti avrete sfuggitamente letto “varie via di uscita”: ogni livello ha un'uscita che potremmo definire “standard” ed una uscita che farà fondamentalmente da “warp” verso livelli (a volte anche molto avanzati) molto lontani. Qui la decisione ovviamente sta a voi perché, se da una parte è allettante saltare diversi livelli, dall'altra vi titroverete in sezioni decisamente più difficili del previsto.

Non tediarmi please

Riscoprendo questo titolo nelle ultime settimane sono riuscito sia a godermelo in diverse sue forme (ho assaporato anche la versione NES per esempio) sia a stilare una serie di difetti che potrebbero durare anche più della recensione stessa, andiamo però con ordine.

Spawn dei nemici: di per sé è una caratteristica del gioco e non dovrebbe rappresentare un malus, lo diventa però se tutto ciò che accade è solo, e sempre, finalizzato a farti inserire ulteriori monetine. Il gioco stesso vi incentiva a farlo dato che ogni monetina andrà immediatamente ad incrementare i vostri punti vita creando una specie di dipendenza nel giocatore.
La voce: c'è una voce che potremmo definire narrante, che di tanto in tanto farà la sua comparsa elargendo soprattutto rimproveri. Farmi cazziare da un gioco anche no.
I messaggi pop-up: ogni volta che vi accadrà qualcosa di “nuovo” apparirà un messaggino pop-up che vi informerà su quello che è appena avvenuto; venite colpiti per la prima volta da un nuovo nemico? Messaggino, prendete un tesoro inusuale? Messaggino, entrate in un portale? Messaggino… e così all'infinito dato che, per quanto limitato, il gioco riesce comunque ad invetarsi cose probabilmente con il solo scopo di far apparire un nuovo messaggino.
La noia: potrei non essere il giocatore più obiettivo su questo aspetto, lo ammetto, ma, anche dopo solo cinque diversi quadri, il gioco, paradossalmente, è sempre lo stesso. Potreste obiettare che lo sono fondamentalmente tutti i giochi dell'epoca, partendo da Space Invaders fino a PacMan, e sapete cosa vi risponderei io? Esatto, avete ragione, ma qui la combinazione di tutti i fattori precendenti regala a Gauntlet un posto d'onore in questa speciale classifica di noia.

Four is megl che uan

Cosa mi ha spinto quindi ad andare avanti imperterrito? Qualcosa che, onestamente, non avrei mai immaginato. Parlavo con la mia famiglia di questo ingrato compito e ho raccontato loro della possibilità di giocare fino a quattro giocatori. Si sono quindi proposti di aiutarmi in questo supplizio annunciato utilizzando il gioco con il mio fidato MAME (quindi il discorso monetine cessa di essere un problema): un paio di pad, un arcade stick ed una tastiera e tutto è diventato paradisiaco. La frenesia del gioco e la possibilità di utilizzo degli oggetti da parte del giocatore che li ha raccolti, necessita di una comunicazione ed organizzazione costante; se quindi da una parte c'era chi picchiava sui tasti urlando “a morte i fantasmi” dall'altra c'era chi lanciava dardi e magie per correre in soccorso dei compagni (occhio al fuoco amico però…); tutto condito da risate ed imprecazioni che da tempo non sentivo.
Questo stato di idillio è durato più o meno una mezz'ora (poi si sono rotti le balle pure loro) ma mi ha fatto davvero capire una cosa importante su Gauntlet: se l'avessi giocato da solo il mio voto non avrebbe nemmeno lontanamente raggiunto la sufficienza, giocato in cooperativa diventa un titolo eccellente.
Probabilmente è stato proprio questo il segreto di un gioco che di per sé ha davvero ben poco da offrire, ma che riesce a creare aggregazione e divertimento anche in contesti inusuali.

Vado che è tardi

Gauntlet quindi, al netto di una marea di difetti, rimane un gioco che va assaporato in compagnia, va ammaestrato e capito nella sua immensa semplicità; probabilmente non lo rigiocherò mai più nella vita ma, per quello che mi ha regalato in queste settimane, non potrò fare altro che ringraziarlo per sempre. Snake Over!


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