La Recensione Di
Persona 5 Strikers

Un tentativo forse troppo audace di stravolgimento o una vera hidden gem? Dove si colloca realmente Persona 5 Strikers?


Pro


Art direction e colonne sonore da paura Cura maniacale per il dettaglio, sia lato gameplay sia lato scenografico Same old Persona, un tuffo al cuore per gli amanti della saga

Contro


Un pericoloso ibrido che non sa bene a chi strizzare l'occhio maggiormente Limitazione eccessiva della componente ruolistica Gameplay che per quanto curato risulterà essere troppo caotico
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È sempre doloroso doversi staccare da un cast di personaggi così ben caratterizzato come quello di Persona 5 con cui si sono trascorse centinaia e centinaia di ore (si, l'ho amato particolarmente ammetto), per cui quando ho avuto l'occasione di tornare a vestire i panni dei Phantom Thieves  non me la sono lasciata scappare, anche se un po' preoccupato dal cambio radicale del combat system, passato  da un classico turn based  ad uno simil musou, ma hey, chi non risica non rosica no? 
Poteva andare meglio? Decisamente. 
Poteva andare peggio? Anche, poteva piovere.

Crossover

È bene specificare che la storyline del titolo si sviluppa 6 mesi dopo la conclusione di Persona 5, quindi il semestre (con conseguente finale) aggiuntivo della versione Royal non è stato preso in considerazione.
Per cui per godere al meglio della narrazione è consigliato aver finito il suo predecessore (cosa che comunque è caldamente consigliato fare a prescindere. Senza pressioni eh? Anche se dovreste muovervi a farlo. Davvero. Fatelo.), questo per poterne ovviamente apprezzare a pieno ogni sfaccettatura possibile, dato che un neofita potrebbe trovare noiosi e ripetitivi certi siparietti tra i membri del gruppo e certe lungaggini nei momenti antecedenti all'azione vera e propria.
La vena action del titolo non deve dunque trarre in inganno: Persona 5 Strikers rimane un Persona a tutti gli effetti, con il suo stile da visual novel e con i suoi segmenti narrativi ricchi di dialoghi e interazioni continue tra i personaggi.
 

Diamo uno sguardo a quella che è la trama del titolo.
Joker è tornato dunque a Tokyo nell'iconico café Leblanc per pianificare le vacanze estive con i suoi amici, ma i loro piani vengono sconvolti dall'arrivo di una nuova minaccia che li costringerà ad indossare nuovamente i desueti abiti dei Phantom Thieves.
Coadiuvati dall'inserimento di due nuovi personaggi, una misteriosa e bizzarra intelligenza artificiale aka Sophia, l'amica dell'umanità, e da un poliziotto che ne conosce le identità aka Zenkichi, dovranno fronteggiare una nuova minaccia apparsa all'interno del metaverso, ovvero le Prigioni, che altro non sono che dei surrogati dei Palazzi, presieduti dai Monarchi (che sia una critica, neanche troppo velata in realtà, al mondo dei social e degli influencer? Chissà, Atlus per il sociale).

I nostri eroi dovranno mettersi dunque sulle tracce di questi ultimi mentre tenteranno tra una pausa e l'altra di godersi le loro vacanze, in quello che a tutti gli effetti assume le sembianze di un “road movie”.
Da Sendai a Sapporo, da Osaka a Kyoto, ci troveremo a visitare alcune tra le mete turistiche più famose e apprezzate del Giappone, senza ovviamente farci mancare delle sgambate per fronteggiare le ombre nelle Prigioni.
Il viaggio può finalmente avere inizio!

Welcome to the jail

Vediamo però come si articola il gameplay di Strikers.
Come detto il gioco abbandona quella che è la componente classica dei JRPG fatta di combattimenti a turni per muoversi appunto verso una deriva action che strizza l'occhio ai musou (anche se le similitudini sono più riscontrabili nelle meccaniche di un action GDR ).

Strikers si libera quindi di tutta quella componente gestionale, social simulator e ruolistica tipica della serie.
Non vi saranno più delle statistiche sociali da livellare, non sarà più possibile coltivare i rapporti con i membri del gruppo e instaurare legami con loro, e ciascuna giornata non necessiterà di essere pianificata con attenzione. Va via dunque anche il calendario, che in questo caso servirà solo a scandire i momenti tra un evento e l'altro, dando al giocatore totale libertà di agire come meglio crede durante le sue giornate.
I social link singoli con i compagni vengono sostituiti con una barra Legame unica in comune con tutti, che elargirà dei punti con i quali sarà possibile acquistare dei potenziamenti passivi che ci daranno una mano durante l'esplorazione delle Prigioni. I punti in questione ci verranno assegnati man mano che ci sarà il susseguirsi degli eventi nella trama principale, o con delle richieste specifiche che ci verranno fatte di tanto in tanto dai nostri compagni.
Anche la Velvet Room ha subito un ridimensionamento, con la povera Lavenza relegata ai soli compiti di farci fondere le Personae tra di loro e di potenziarne le statistiche.
Le fusioni quindi sono state giocoforza semplificate, anche a causa di un minor numero di Personae presenti rispetto al predecessore.

I dungeon sono stati ben programmati, anche se alcune volte risulteranno lunghetti. Saranno presenti dei momenti in cui dovremo districarci nelle soluzioni di rompicapi, in fasi platform e stealth, che comunque si amalgamano bene tra di loro.  Non sarà dunque inusuale dover fare un continuo andirivieni tra il metaverso e il mondo reale anche solo per potersi ricaricare e riorganizzare. Il tutto sarà però reso più semplice grazie ai moltissimi checkpoint sparsi per la mappa e al fatto che una volta usciti dalle Prigioni e tornati alla realtà il tempo non avanzerà, dandoci quindi grande libertà d'azione.

Il combattimento in salsa action del titolo, per quanto agli antipodi rispetto al Press Turn del suo omonimo, prova comunque a non scadere nei classici cliché visti e rivisti per anni nei musou.
Ciascun personaggio avrà delle proprie combo e specialità diverse, che si risolveranno nel finale con una proiezione della propria Persona che infliggerà come danno il proprio elemento di appartenenza. Utilizzando con costanza i vari personaggi sbloccheremo man mano altre combo, che andranno a sommarsi alle altre dinamiche del gameplay come quella della staffetta, lo showtime, l'assalto e gli elementi interattivi dello scenario, che renderanno il tutto sicuramente un po' più strategico.

C'è quindi davvero tanta carne al fuoco, e forse fin troppa. Il continuo ammassarsi di nemici riempirà ben presto ogni angolo della nostra schermata di gioco nella quale la confusione regnerà sovrana, sovraccaricando eccessivamente il gameplay specie nelle fasi più concitate come durante un combattimento con un miniboss.
Questi ultimi soprattutto toglieranno fin troppi punti vita con i loro attacchi, il che ci costringerà a tenere sempre d'occhio il livello di salute dei nostri personaggi, ma vi assicuro che è molto più complicato di quello che sembra. Una mole interminabile di nemici, onomatopee varie, ritratti grafici, indicazioni a schermo, Personae che appaiono e scompaiono ripetutamente, cosa potrebbe mai andare storto no? 

Il loro design però è degno di nota, specie quello dei boss che sono ben inseriti a livello scenico all'interno delle loro personalissime Prigioni.
Si, lo so che state pensando a lei, impossibile non farlo… il primo boss è AliceWonderland… si trasforma in un bianconiglio… no eh?

Rivers in the desert

Se il gameplay come detto potrebbe non esaltare totalmente, la direzione artistica di Persona rimane sicuramente il fiore all'occhiello dell'opera.
Lo stile visivo è fedele all'originale, sempre bello da vedere, con le cutscene specialmente curate in maniera quasi maniacale.
Le OST poi sono davvero una goduria per le orecchie, sia i nuovi brani sia i riarrangiamenti delle originali. Si viene quindi a creare un mix perfetto che accompagnerà le nostre battaglie ad un ritmo funk rock. Insomma dei veri e propri fiumi nel deserto! (l'avete capita? Dai lo so che state ridendo)
E se non vi mettete a canticchiarle nel mentre avete dei problemi con i sentimenti.

What you wish for

A conti fatti dove si colloca dunque Persona 5 Strikers? E' un action? E' un musou? E' un action GDR
È tutte queste cose insieme, ma nessuna più preponderante di altre. Prova a mantenere la vena JRPG classica del suo predecessore ma rivisitandola con un connubio che funziona solo in parte, risultando essere quindi un pericoloso ibrido.
È totalmente da buttare? Ovviamente no, Persona 5 Strikers ha comunque i suoi acuti degni di nota, ma se paragonato al suo omonimo e predecessore, beh, il confronto a mio avviso risulta essere impietoso.

E' sicuramente un tentativo audace, che forse con qualche rifinitura in più avrebbe potuto rubarci di più il cuore (eh? eh? ok, la smetto giuro), ma che a conti fatti non riesce a fare breccia come probabilmente tutti i fan della serie (me compreso) avrebbero sperato.


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